Düzen Tekkal parla del genocidio del popolo yazida - Rappresentanza in Italia
La commissione per gli affari esteri e comunitari, istituita presso la Camera dei deputati italiana, ha discusso martedì scorso il riconoscimento del genicidiodel popolo yazida. Come messo in evidenza da Flavia Nardelli, c’è ancora tanta strada da fare per sensibilizzare l’opinione pubblica. L’obiettivo sarebbe di accendere un dibattito proficuo, mettendo in primo piano i valori fondamentali della società italiana e non meri interessi politici.
Accogliendo 1.100 donne yazide ed avviando le indagini sui loro carnefici, la Germania avrebbe dato un importante contributo. Anche la Francia avrebbe preso delle misure speciali per offrire protezione alle donne colpite. „Sono dei passi importanti, ma abbiamo bisogno di una soluzione europea”, ribadisce Düzen Tekkal. Non sarebbe sufficiente fermarsi a dei gesti simbolici, come l’assegnazione del premio Nobel per la pace a Nadia Murat nel 2018: „E’ necessario fare pressioni affinché le istituzioni reagiscano e iniziano a indagare attivamente sui carnefici”, sostiene Düzen Tekkal.
Oltre a parlare alla Camera dei deputati, Düzen Tekkal ha anche incontrato la Prof.ssa Emanuela Claudia del Re, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Durante l’incontro è emerso, che i diritti delle donne, la libertà religiosa e una società civile consapevole sono degli obiettivi importanti che richiedono un impegno comune. Proprio di fronte alla responsabilità dell’Europa per gli avvenimenti nel Vicino Oriente, sarebbe necessario riconoscere in modo deciso il genocidio degli yazidi. „Dobbiamo farci guidare dei nostri valori europei anche quando guardiamo al Vicino Oriente e specialmente ai crimini di guerra”, dice Düzen Tekkal.
In occasione del festival del film „People and Peoples: Identity as coming to know each other”, organizzato dall’università LUISS e dalla Fondazione Sinderesi, Tekkal ha presentato il suo film: „Hawar. A cry for help“ e incontrato gli studenti. Come messo in evidenza da Düzen Tekkal, è molto importante sensibilizzare proprio le giovani generazioni: „Non stiamo parlando di un crimine avvenuto nel secolo scorso, ma negli ultimi dieci anni”, dice Tekkal. Proprio per questa ragione, non si dovrebbe aspettare che gli studenti sappiano di quest’orrore solo leggendo i libri di storia. Per sensibilizzare i giovani, sarebbe invece importante confrontarsi con delle testimonianze dirette. „Gli yazidi possono diventare una sorta di “caso esemplare” attraverso il quale possiamo mostrare quanto veramente ci stanno a cuore la democrazia e la pace”, ritiene Tekkal.