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Una Germania europea e non una Ue tedesca Però riforme per temperare la globalizzazione

Intervista con Hans-Gert Poettering

La Cdu, e con lei la Germania, restano impegnati nell’integrazione europea. Tutti però dovranno fare le riforme indispensabili per reggere alla pressione della globalizzazione. E dovranno far capire ai cittadini la cruciale importanza dell’Europa.

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Hans-Gert Pöttering (nella foto), uno dei volti europei più noti della Cdu, eurodeputato dal 1979, presidente dell’Europarlamento

dal 2007 al 2009 e oggi presidente della Fondazione Konrad Adenauer, difende il progetto europeo, alla vigilia della sua partecipazione al convegno

organizzato dalla stessa fondazione domani al Senato a Roma, con interventi anche di Pietro Grasso e Angelino Alfano.

Presidente, il trionfo di Merkel cambierà qualcosa nella politica europea della Germania?

Dai tempi di Konrad Adenauer, poi con Helmut Kohl

e adesso con Angela Merkel, la Cdu è in Germania il

partito europeo per eccellenza, con un forte impegno

per l’unificazione europea, e continuerà ad esserlo.

Angela Merkel è impegnata per una Unione Europea

forte, e noi siamo per una

Germania europea, non per

un’Europa tedesca.

Il cancelliere ha ipotizzato il rientro di alcune competenze da Bruxelles nelle capitali...

Noi vogliamo un equilibrio tra le

istituzioni europee. Personalmente,

io sono un forte sostenitore

del metodo comunitario.

Con la crisi dell’euro, si è data più

attenzione al Consiglio, che rappresenta

gli Stati. Abbiamo bisogno di una forte

Commissione europea, che per me dovrebbe sempre

più essere un vero governo europeo. Anche il

Parlamento europeo ha un ruolo decisivo.

Quali sarebbero secondo lei i passi da compiere ora?

Sarebbe da riflettere se non sia il caso di fondere in

una sola persona la carica di presidente della Commissione

e presidente del Consiglio Ue. Potrei immaginarmi

una procedura di elezione che coinvolga

il Parlamento europeo, Stati membri e Parlamenti

nazionali.

Uno degli slogan della campagna elettorale è stato: “Una Germania forte”...

Non è certo uno slogan nuovo. Del resto noi auspichiamo

anche un’Italia forte, una Spagna forte e così

via. Perché vede, se i singoli Stati membri sono forti, sta bene l’intera Unione. Decisivo

è che i Paesi facciano quello che è necessario,

risanando i conti pubblici, facendo

le riforme strutturali, rilanciando

l’economia. Perché se non rilanciamo la

competitività, in un mondo globalizzato

rischiamo di non contare più niente.

La Germania è stata oggetto di critiche soprattutto nel Sud Europa...

I politici tendono a scaricare su altri i problemi

interni. Io sono convinto che la politica

di Angela Merkel è giusta. Perché se

adesso ad esempio emettessimo eurobond, vorrebbe

dire che i Paesi che hanno fatto le necessarie riforme

dovrebbero caricarsi degli interessi di quelli che

invece non le hanno fatte. E così sparirebbe qualsiasi

stimolo a fare le riforme. Detto questo, con Angela

Merkel la Germania ha mostrato grande solidarietà

verso i Paesi in difficoltà. Se si guardassero le cose obiettivamente,

molte critiche sparirebbero.

Ha il timore che dopo il voto di maggio nel nuovo Europarlamento entrino molti euroscettici e populisti?

Sì, sono preoccupato. In effetti noto questa tendenza

in molti Paesi Ue. E questo significa che dobbiamo

prendere molto più sul serio

la politica europea, dobbiamo

spiegare alla gente perché abbiamo

bisogno dell’Europa. Non

dobbiamo continuare a scaricare

su Bruxelles tutto ciò che è negativo,

e fare invece un successo nazionale

di tutto ciò di positivo che

si ottiene.

Parlando di elezioni, che cosa di Angela Merkel ha convinto i tedeschi?

Decisiva è stata la fiducia nei suo confronti, ai tedeschi

è piaciuto come ha guidato il Paese attraverso

la crisi dell’euro. Il cancelliere è una che riflette con

calma, analizza con cura, senza farsi prendere dall’agitazione.

E sa trovare il consenso.

È preoccupato per la situazione italiana?

Il mio auspicio è che il governo di Enrico Letta prosegua,

e continui sulla via delle riforme per far ripartire

il Paese. Se così non fosse sarebbe un male

per l’Italia ma anche per l’Europa e per l’euro, e anche

per il Ppe. Io spero che l’Italia e la Germania, insieme

agli altri partner, possano proseguire sulla via

dell’unificazione europea. Mi auguro che l’Italia prosegua

sulla via della splendida tradizione di Alcide

De Gasperi.

Origine: Avvenire

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