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IMAGO / Catholicpressphoto
Reportage sui paesi

Cento giorni di Papa Leone XIV

di Alexander Mathias Görlach, Marian Wendt

Approfondimenti sul nuovo pontificato

Il 18 maggio 2025 Papa Leone XIV è stato insediato con una solenne cerimonia in piazza San Pietro a Roma. Il 26 agosto sono trascorsi i primi cento giorni del nuovo pontificato. I fedeli, così come gli osservatori della Chiesa cattolica, si interrogano sulla direzione che prenderà il primo statunitense sul soglio di Pietro.

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Situazione di partenza

Il predecessore di Leone XIV, Papa Francesco, non era unanimemente accettato all'interno della Chiesa. Per alcuni era un riformatore bloccato, che pure si sforzava di introdurre novità nella Chiesa cattolica, ma alla fine falliva a causa delle strutture di potere interne, dato che lui stesso, considerato uno “straniero dalla fine del mondo”, come disse dopo la sua elezione il 13 marzo 2013, non possedeva una base di potere nel Vaticano. Altri, invece, lo vedevano come un ribelle pronto a tradire la tradizione, perché discuteva la possibilità di sacerdoti sposati nella remota regione amazzonica o non pronunciava una condanna netta verso le persone omosessuali.

L’elezione del nuovo papa veniva intesa come una scelta di direzione: la Chiesa avrebbe dovuto riprendere il percorso di Papa Benedetto XVI, un percorso fortemente orientato all’interno e che preferiva perdere membri piuttosto che affrontare le questioni del presente, oppure avrebbe dovuto mantenere la rotta di Papa Francesco, che puntava all’apertura della Chiesa e si preoccupava anche delle persone ai margini della società, come prostitute, detenuti e senzatetto.

Benedetto XVI chiariva il suo approccio con il concetto di una “desecolarizzazione della Chiesa”, intendendo che la Chiesa non dovesse adeguarsi o sottomettersi allo spirito del tempo. Questo pensiero attraversa l’opera di Joseph Ratzinger fin dalla fine degli anni Sessanta. Il suo stile di governo nel Vaticano veniva quindi percepito come rigoroso. Per sottolineare la pretesa di un papato sapiente, Benedetto XVI rilanciò antichi riti e indossò vesti liturgiche e papali che ricordavano l’epoca del potere incontrastato della Chiesa.

Francesco invece abbandonò ostentatamente segni di potere e privilegi papali. Ad esempio, dopo la sua elezione, per la benedizione Urbi et Orbi non indossò la mozzetta, il mantello rosso sulle spalle, e si mise la stola solo per la benedizione. I saluti e i gesti erano minimalisti, per mettere un freno a quella che secondo lui era una venerazione eccessiva del ruolo papale. Inoltre, Francesco non abitò negli appartamenti del Palazzo Apostolico, ma nella casa degli ospiti del Vaticano di Santa Marta, dove lo si vedeva anche fare la fila per il pranzo. Francesco si spostava anche per le strade di Roma con una semplice Fiat 500 bianca, con grande sorpresa e piacere dei romani.

Il suo più grande oppositore, il cardinale americano Raymond Burke, insieme ad alcuni suoi sostenitori scrisse una lettera a Francesco, chiamata dubia, in cui esprimeva dubbi sull’ortodossia del Papa. Questo incredibile episodio, che costò a Burke la sua posizione e la sua spaziosa abitazione nel centro della Città Eterna, dimostrò chiaramente fino a che punto fosse arrivata la lotta tra fazioni all’interno della Chiesa cattolica.

L’elezione del suo successore fu considerata una questione di destino per la Chiesa, a causa della personalità polarizzante di Francesco. Un successore avrebbe proseguito la linea riformista dell’argentino oppure la fazione intorno al cardinale Burke avrebbe imposto un successore conservatore, che nello stile e nei contenuti si richiamasse a Benedetto XVI, predecessore di Francesco?

 

Dove si colloca il nuovo Papa a livello di politica ecclesiastica?

Con l’elezione del cardinale Robert Francis Prevost, il collegio cardinalizio ha fatto una scelta che potrebbe superare la tensione tra le due fazioni all’interno della Chiesa cattolica.

Il suo impegno di decenni come missionario, sacerdote e vescovo a favore dei più poveri in Perù e la scelta del suo nome lasciano supporre che Leone XIV sarà un Papa impegnato per le cause dei poveri e degli emarginati. Il suo omonimo Leone XIII rispose alla difficile situazione dei lavoratori nell’era industriale con l’enciclica Rerum Novarum, che ancora oggi è considerata la base della moderna dottrina sociale cattolica. Questo impegno per i più deboli Leone XIV lo completa, come il suo predecessore Francesco, con un impegno papale per la salvaguardia del creato. Su questo punto Leone si collega effettivamente a Papa Francesco.

Tuttavia, Leone non si definisce automaticamente un riformatore liberale. Alla sua prima apparizione sulla loggia di San Pietro indossava nuovamente la mozzetta rossa e la stola, come facevano i predecessori di Papa Francesco. Inoltre, Papa Leone ha annunciato di voler tornare a vivere negli appartamenti del Palazzo Apostolico.

Il nuovo Papa è “liberale” nel senso che pensa in modo sinodale e non gerarchico. Ciò deriva dalla sua spiritualità di monaco agostiniano. Al centro dell’insegnamento di Sant’Agostino d’Ippona c’è la comunità. Per mantenerla occorrono ascolto, dialogo, avvicinamento e formazione di consenso. Leone trasferirà questa spiritualità, che ha praticato a lungo come semplice monaco e superiore dell’Ordine agostiniano, alla Chiesa cattolica universale. Già nel suo primo discorso dopo l’elezione, Leone XIV parlava in questo senso di una “Chiesa sinodale”.

Sotto la sua guida, i 1,4 miliardi di cattolici non saranno governati dall’alto a Roma, ma dal collegio dei vescovi, che non ripetono verità eterne, ma cercano di comprendere il mondo contemporaneo attraverso l’ascolto. Egli, il Papa, in questa struttura non è un sovrano assoluto, ma il primus inter pares, cioè il primo tra pari. Questa visione del papato allontana la Chiesa cattolica dall’immagine di Joseph Ratzinger, che come Benedetto XVI incarnava una Chiesa che proclama e sa.

L’elezione di Leone a successore di Papa Francesco dimostra che la Chiesa universale (il cardinale Prevost ha ricevuto molto più[1] dei 89 voti necessari per essere eletto) punta complessivamente a questa visione ecclesiale. Con questo approccio ha convinto anche cardinali conservatori, che non hanno votato per Leone come un voto a favore di una società liberale, ma per una Chiesa in cui anche la loro voce venga ascoltata. Il Papa non metterà da parte il fronte tradizionale nel collegio cardinalizio.

Questa sinodalità interna liberale non significa che Leone XIV ordinerà donne sacerdoti o darà la benedizione a matrimoni tra persone dello stesso sesso. In nessun momento della sua carriera il Papa ha fatto intendere di voler intervenire in questi ambiti. Tuttavia ascolterà, mediare e, solo con la possibilità di un dialogo sinodale, favorirà un clima di apertura nella Chiesa universale. Dove Benedetto XVI vedeva in azione la “dittatura del relativismo”, Leone vede una pluralità della Chiesa in cui non tutto deve essere regolamentato fino all’ultimo dettaglio.

 

Il Papa e la politica mondiale attuale

Leo XIV è stato descritto dai media, in modo riduttivo, come il “primo statunitense sul soglio di Pietro”. Riduttivo perché, in quanto religioso e vescovo, ha vissuto e operato per due decenni in Perù. Robert Francis Prevost ha infatti, oltre alla cittadinanza statunitense, anche quella peruviana. I cardinali che lo hanno eletto non lo consideravano quindi principalmente un cittadino americano. Allo stesso tempo, con la sua elezione non hanno preso solo una decisione ecclesiastica, ma anche geopolitica. Questo si evidenzia soprattutto guardando agli altri cardinali favoriti prima del conclave: un pontificato di cardinale Luis Tagle, arcivescovo di Manila per lungo tempo, avrebbe avuto un forte legame con l’Asia e in particolare con la Repubblica Popolare Cinese, grazie alle sue origini cinesi. Un pontificato del cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, avrebbe posto l’accento sulla Terra Santa e sulla situazione di palestinesi e cristiani in Medio Oriente. Con l’elezione di Prevost, i cardinali indicano quindi che considerano la situazione degli Stati Uniti d’America come una circostanza geopolitica critica che il nuovo Papa non potrà e non dovrà ignorare, anche perché lui stesso è americano.

Nel frattempo, ministri cristiani (non solo cattolici) accompagnano immigrati negli Stati Uniti alle loro udienze giudiziarie[2] sperando così di prevenire arresti o almeno di offrire supporto. Già da cardinale, Papa Leo XIV aveva criticato la politica sull’immigrazione dell’amministrazione Trump[3]. È prevedibile che si creino ulteriori contrasti. Sia il vicepresidente USA J.D. Vance sia il “zar del confine” Tom Homan sono cattolici e si sono espressi duramente contro Papa Francesco, che pure criticò il governo Trump.

Tuttavia, molti americani sostengono l’atteggiamento empatico del nuovo Papa: la maggioranza ritiene giusto assicurare il controllo del confine meridionale. Allo stesso tempo, però, una maggioranza è contraria alle misure di Trump contro gli immigrati irregolari all’interno del paese, agli arresti arbitrari, alle deportazioni senza processo e alla revoca del visto per persone che hanno espresso pacificamente la loro opinione. Il presidente agisce quindi contro la maggioranza del popolo americano, che potrebbe vedere in Leo XIV una figura che rappresenta le loro convinzioni.

 

Punti focali del pontificato

Dopo cento giorni di pontificato si è già delineato un grande tema a cui Papa Leone XIV intende dedicarsi: l’intelligenza artificiale, con i suoi pericoli e le sue opportunità.

Qui Leone si collega al suo predecessore. Papa Francesco aveva avvertito il mondo sui rischi derivanti dall’intelligenza artificiale. Nel documento vaticano Antiqua et Nova (gennaio 2025), il Pontefice parlava del potenziale “ombra del male” di questa tecnologia. Pur offrendo “grandi opportunità”, essa comporta “anche rischi rilevanti”. Papa Francesco chiedeva che la nuova tecnologia integrasse l’intelligenza umana “anziché sostituirne la ricchezza”.

Papa Leone XIV ha espresso le sue preoccupazioni riguardo all’evoluzione rapida della tecnologia IA già nella prima settimana di pontificato. Nel suo discorso di insediamento al collegio cardinalizio ha dichiarato che la Chiesa affronterà i rischi che l’intelligenza artificiale comporta per “la dignità umana, la giustizia e il lavoro”. Nel suo primo discorso ai giornalisti ha parlato del “potenziale immensamente grande” dell’IA, avvertendo però della necessità di responsabilità “per garantire che sia utilizzata per il bene di tutti”.

L’IA ha cominciato a sostituire massicciamente posti di lavoro, con possibili conseguenze per la pace sociale nelle società. Proprio questo aspetto dovrebbe interessare particolarmente Papa Leone XIV. Con la scelta del suo nome si riallaccia a Leone XIII, che nell’era della rivoluzione industriale, una fase di grandi e rapide trasformazioni tecnologiche, si era impegnato a favore della classe operaia. La sua enciclica Rerum Novarum è diventata la base della dottrina sociale cattolica, riconosciuta tuttora, anche al di fuori della Chiesa, come una risposta fondamentale alla questione sociale del XIX secolo. La “preferenza per i poveri” è stata anche sottolineata dal Concilio Vaticano II come tratto essenziale della Chiesa. Leone XIV sembra destinato, già dalle prime settimane sul soglio di Pietro, ad affrontare la sfida di una “Questione sociale 2.0”.

 

Prospettive

In Vaticano, una monarchia assoluta, anche piccoli gesti sono interpretati alla luce delle sensibilità politico-ecclesiali. Papa Leone XIV è riuscito nei primi cento giorni di pontificato a conquistare consensi in entrambi i grandi schieramenti della Curia e del collegio cardinalizio. Ha richiamato sottilmente la politica e le posizioni del suo predecessore e, non da ultimo, con la sua visita alla tomba di Francesco nella basilica romana di Santa Maria Maggiore, ha sottolineato la continuità del ministero petrino. Con il ritorno ad alcuni segni e rituali papali ha fatto capire ai conservatori che non si distaccherà da ciò che essi considerano il nucleo del cattolicesimo, incarnato nella figura del Papa.

Un aspetto merita particolare attenzione. Papa Leone XIV parla, nelle occasioni ufficiali, oltre che in italiano e spagnolo, anche in inglese. Questo è una novità. Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco si erano serviti soprattutto dell’italiano nella vita quotidiana e in pubblico. Con l’inglese di impronta americana e lo spagnolo a livello madrelingua, arriva in Vaticano uno stile nuovo con cui Papa Leone XIV potrà raggiungere direttamente centinaia di milioni di fedeli contemporaneamente. A qualcuno nella Curia potrebbe risultare difficile seguire l’inglese, ma le parole del Papa saranno ora accessibili a molto più persone rispetto ai suoi predecessori.

Anche la risposta positiva dei media e dei fedeli si può ricondurre a questa immediatezza e apertura. Sotto Leone XIV la Chiesa non diventerà conformista o arrendevole al clima del tempo, come temeva Benedetto XVI. Sarà invece più accessibile e comunicativa. La responsabilità di guida e di governo che Robert Francis Prevost aveva prima di diventare Papa lo mette, a differenza dei predecessori Francesco e Benedetto, nella posizione di poter ascoltare e rispondere alle domande dei fedeli da un punto di vista di ascolto, continuando così il cammino sinodale[4]. Benedetto XVI temeva troppo il mondo, Francesco non aveva il talento o la sensibilità per coinvolgere le correnti conservatrici della Chiesa.

I frutti di questo approccio si vedono già: è stato accolto senza polemiche in Vaticano l’incontro che il Papa ha avuto il 1° settembre 2025 con il padre gesuita James Martin di New York, impegnato per i diritti delle comunità LGBTQI+ nella Chiesa cattolica. Leone si riallaccia consapevolmente alla linea di Papa Francesco: vuole guidare una Chiesa aperta e accogliente per tutti. Proprio in tempi di populismo, esclusione e retorica denigratoria contro chi si impegna, questa strada non è solo giusta, ma un segnale forte e incoraggiante.

 

[1]   https://www.nytimes.com/2025/05/11/world/europe/conclave-vote-pope-leo-robert-prevost.html consultato il 08.09.2025

[2]   https://www.kpbs.org/news/border-immigration/2025/08/07/san-diego-roman-catholic-diocese-launches-ministry-to-support-refugees-in-court  consultato il 16.09.2025

[3]   https://www.cbsnews.com/news/pope-leo-xiv-social-media-account-trump-vance-criticism consultato il 16.09.2025

[4]   https://www.domradio.de/artikel/wie-blickt-der-neue-papst-leo-xiv-auf-den-synodalen-weg consultato il 16.09.20225

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Contatto Marian Wendt
Marian Wendt
Leiter des Auslandsbüros Griechenland und Zypern und vorübergehender Leiter des Auslandsbüros Italien
marian.wendt@kas.de

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Informazioni su questa serie

La Fondazione Konrad Adenauer è presente con uffici propri in circa 70 Paesi dei cinque Continenti. I collaboratori presenti sul posto possono riferire direttamente su avvenimenti attuali e sviluppi nel lungo periodo nei Paesi in cui sono impegnati. Sotto "Notizie dai Paesi" mettono a disposizione degli utenti del sito web della Fondazione Konrad Adenauer analisi, informazioni di background e valutazioni esclusive.